Questo articolo è stato pubblicato su Gli Occhi della Guerra l’11dicembre 2018. 

Abbiamo intervistato Damien Rieu, ex-militante identitario che ha lavorato alla comunicazione web di Marine Le Pen per tre anni, e in quella della città del Front National di Beaucaire per altri due anni. Attualmente si occupa della comunicazione del parlamentare Gilbert Collard, dell’ex Front National. Abbiamo voluto sapere, da un francese che ha preso parte alle dimostrazioni, in cosa consistano esattamente le proteste dei gilet gialli

Quali pensa che siano le principali cause di queste proteste?

Queste persone vogliono semplicemente essere ascoltate, essere riconosciute e rispettate. Sono quarant’anni che tutte le lamentele dei media e dei politici ruotano intorno alle persone che vivono nei ghetti francesi delle banlieue, per la maggior parte immigrati, mentre il popolo francese che vive nelle zone rurali o nelle periferie diventa sempre più povero. Nessuno pensa a loro. Questo movimento è come un grido che, più che concentrarsi sui soldi e sulle tasse, dice: “Noi siamo francesi, abbiamo vissuto qua per migliaia di anni, non dimenticatevi che esistiamo”.

Pensa che queste manifestazioni siano più serie di quelle che vediamo normalmente in Francia?

Il popolo francese è noto per le sue proteste, quindi alcuni si chiedono se effettivamente queste dimostrazioni siano diverse da molte altre che ci sono state negli ultimi anni. Non so se questa sarà la più grande tra le recenti contestazioni, non voglio fare un errore di analisi storica, ma è la prima volta che una protesta è appoggiata da così tanti francesi. Le manifestazioni precedenti erano per le ferrovie, o i matrimoni gay, ma non avevano questo supporto, di solito è 50 per cento a favore e 50 contro, questa volta è 70/80 per cento a favore. Significa che è un movimento diverso. Se paragoni questo movimento a quello della rivoluzione del ’68, ai tempi era metà con i rivoluzionari e metà con i conservatori, ma questa protesta è del popolo francese contro l’elettorato di Macron che, per la maggior parte, è ricco e vive nelle grandi città.

Perché pensa che le proteste siano proseguite, nonostante Macron abbia deciso di cancellare la tassa sulla benzina che le ha causate?

Perché adesso i gilet gialli sono più consapevoli, vedono che i loro fratelli o le loro sorelle, i loro vicini, i loro figli sono con loro, e capiscono che tutti la pensano allo stesso modo, e quindi non vogliono più fermarsi perché hanno l’appoggio che gli serve. Hanno il consenso, sanno che ora esistono come più che semplici individui, adesso sono un popolo, sono la maggioranza, e non si fermano perché questa è democrazia. Perciò è normale che ora vogliano di più. Penso che non torneranno nell’ombra, e sarà molto difficile per i nostri oppositori zittire il nostro grido.

I manifestanti sono stati accusati dal governo di essere sia di estrema destra che di estrema sinistra. Pensa che i termini destra e sinistra siano rilevanti a questo punto per descrivere questo movimento?

Il 42% dei manifestanti, secondo i sondaggi, ha votato per Marine Le Pen alle ultime elezioni francesi. È un numero molto alto. Marine Le Pen era l’unica politica che ha parlato di questa parte di Francia. Ha parlato della Francia del popolo e delle persone dimenticate. Ma se parli con i gilet gialli hanno il rigetto per qualsiasi posizione politica, perché non credono più nel potere della politica o nelle persone che dovrebbero rappresentarli. Perché ogni volta che votano, non vedono il loro voto rappresentato nel sistema elettorale francese. Il nostro sistema funziona in modo che, se non si ottiene il 51% dei voti, un rappresentante non ottiene il posto in parlamento. Questo è il motivo per cui il Front National ha solo cinque membri in parlamento, ma rappresenta il 40% del Paese. Non credono nella politica perché pensano che la politica non li rappresenti più. Nell’ultimo referendum, che si è tenuto nel 2005 sull’applicazione del Trattato di Lisbona nell’Unione Europea, il popolo francese ha votato no, ma il Parlamento ha votato sì, e quindi il trattato è stato adottato. Per questo motivo, i gilet gialli non votano più, o se votano, votano il Front National o l’estrema sinistra.

Pensa che Macron durerà? Se così non sarà, chi potrebbe rimpiazzarlo?

Tutte queste persone sono contro Macron, perché Macron ha detto cose molto offensive su di loro.Lo odiano perché è un uomo di banca, è uno che ha detto che se vuoi un lavoro devi semplicemente attraversare la strada, e le persone disoccupate che hanno cercato un lavoro per tanto tempo non possono accettare un commento del genere. Ha chiamato i francesi delle periferie dei “galli che non vogliono la riforma”. Un’altra volta ha detto che la stazione ferroviaria è un punto di incontro per le persone che hanno tutto e quelle che non hanno niente, ma non è che queste persone non hanno niente, è che non c’è niente per loro. È ben diverso. Detto questo, non penso che si dimetterà perché ha la maggioranza in Parlamento. Però non può più riformare il Paese come vorrebbe, perché è odiato. Non può più uscire dall’Elysées, perché ci sarebbero i gilet gialli a insultarlo e ad attaccarlo.

Abbiamo visto scene terrificanti negli ultimi giorni, come una ragazza dei gilet gialli che ha perso l’occhio perché è stata colpita da un proiettile di gomma della polizia. Pensa che la violenza peggiorerà?

La polizia francese è conosciuta in tutto il mondo per la sua capacità di contenere le rivolte. È in grado di controllare la situazione senza che nessuno rimanga ucciso. È pazzesco che ci siano queste rivolte ma che nessuno sia ancora morto. Se dovesse morire un gilet giallo, sarebbe come gettare benzina sul fuoco. Ora i media dicono che le rivolte sono diminuite, ma in realtà è solo perché sono diminuite nella zona degli Champs-Elysées, fuori, in altre zone di Parigi e nelle piccole e medie città, sono aumentate. Vedremo quello che accadrà, sicuramente Macron non può più fare quello che vuole.